Gli avvocati di Julian Assange avvieranno oggi un ultimo disperato tentativo legale per impedire la sua estradizione negli Stati Uniti, dove rischia l’ergastolo se condannato per le accuse di spionaggio. Nel corso di un’udienza di due giorni presso l’Alta Corte di Londra si dovrà valutare se Assange, nato in Australia e detenuto nel carcere di Belmarsh, a sudest della capitale britannica, da quasi cinque anni, possa ottenere il permesso di presentare ricorso contro una decisione di estradizione presa nel 2022 dall’allora ministro dell’Interno, Priti Patel.
Un ‘no’ della Corte – questo il timore dei sostenitori del fondatore di Wikileaks, anche per il deterioramento delle sue condizioni di salute – aprirebbe la strada al trasferimento negli Stati Uniti. Assange ha chiesto di comparire in tribunale di persona, ma probabilmente si collegherà via video da Belmarsh.
Sua moglie, Stella Assange, ha dichiarato: “La sua vita è a rischio ogni singolo giorno in cui rimane in prigione. Se viene estradato, morirà”. Assange deve affrontare 17 accuse di spionaggio e un’accusa di uso improprio del computer per ottenere e divulgare materiale classificato.
Gli avvocati di Assange – anticipa il ‘Guardian’ – sosterranno che la sua estradizione equivarrebbe ad una condanna per le sue opinioni politiche e che la decisione violerebbe la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Le rivelazioni di WikiLeaks hanno portato alla divulgazione di informazioni sulle attività statunitensi in Iraq e Afghanistan. Secondo i suoi legali, se condannato per le accuse degli Stati Uniti potrebbe ricevere una pena detentiva fino a 175 anni.
Nel 2012, Assange ha ottenuto asilo politico dall’Ecuador dopo il provvedimento di estradizione in Svezia nel quadro di un’indagine per stupro che è stata successivamente archiviata. È stato arrestato nel 2019 quando il governo dell’Ecuador gli ha revocato l’asilo. (Adnkronos)